Insieme per renderci utili alla comunità
 

Cina: tra antichi cortili e grattacieli


Durante una serata dedicata ai viaggi indipendenti, Renzo Petterino e sua moglie hanno raccontato la loro esperienza di un mese nel Paese del Dragone, un percorso che li ha portati a esplorare il contrasto tra la cultura millenaria e la frenetica modernizzazione della Cina contemporanea. Il loro itinerario, organizzato in modo completamente autonomo, ha privilegiato l’incontro con le persone e la scoperta dei luoghi autentici, lontani dai circuiti turistici.

Nella capitale cinese, metropoli di oltre 21 milioni di abitanti, ricchezza e povertà si mescolano, in una realtà fatta di opposti: la magnificenza della Città Proibita e del Tempio del Cielo si affianca a quartieri popolari e cantieri senza sosta. Le tipologie abitative raccontano la stratificazione sociale: dagli eleganti edifici residenziali, frutto della speculazione edilizia, alle case popolari. La città presenta tre diverse tipologie abitative: edifici residenziali moderni, case popolari con inferriate e gli antichi Hutong, quartieri con case che si affacciano su cortili condivisi privi di servizi igienici privati.

Costruita più di due millenni fa, lunga 8.000 chilometri, la Grande Muraglia non appare più oggi come un’ opera difensiva. Oggi, sorprendentemente, in alcuni tratti, come il tratto Mutianyu, si può scegliere: scendere a piedi, con la seggiovia oppure scivolare fino in fondo con uno slittino da bob.

In questa frenesia di sviluppo la Cina sta dimenticando le sue origini, tutta protesa ad un futuro tecnologico e ad una ricchezza, appannaggio di pochi. Il contrasto tra l’antico e il moderno viene descritto da Renzo Petterino come un “ossimoro” che ben rappresenta la Cina attuale. Lo si può riconoscere nella tradizione che gradualmente viene ‘tradita’, dimenticata, affiancata da una ricerca del futuro “enorme e velocissima”, da un cielo trapuntato di grattacieli si passa al calmo paesaggio terrazzato a risaia, dove il tempo si è fermato. Ma ancora per poco, perché la speculazione edilizia rende di più di due raccolti di riso all’anno, anche se la Cina rimane il più grande produttore mondiale