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Lozzolo: il castello degli ‘amici’

Nell’ottica della scoperta e valorizzazione dei luoghi interessanti del territorio, il Rotary Gattinara ha vissuto una conviviale al Castello di Lozzolo. Carlo Angelino Giorzet, autore del volume ‘I signori del castello di Loceno’, ne ha illustrato la nascita e la storia.

Il castello fu costruito, nel punto più alto del paese, dal cavaliere ghibellino Bonifacio di Sonomonte quando il villaggio di Loceno fu suo feudo. Successivamente fu acquisito da Simone Avogadro di Collobiano, capo della fazione guelfa di Vercelli, che combatté contro Fra’ Dolcino e partecipò alla sua cattura sui monti di Trivero. Un documento del 1460 così lo descrive: “Il castello dei nobili Avogadro si presenta in ottime condizioni: vi è una bella rocca cornisada, belle mura con fossati tutt’intorno e belle case all’interno, con riserve di grano, vino, carni, sale, armature e ben difeso…”.

Il castello dei nobili Avogadro subì numerosi passaggi di proprietà  fino al geometra Giovanni Battista Avondo, nonno del pittore Vittorio Avondo, che lasciò significativa impronta del suo passaggio. Nell’estate del 1866 il Pittore Avondo, ventinovenne, per sfuggire ad un’epidemia di colera diffusasi nel Torinese si trasferì nel castello di Lozzolo in compagnia di alcuni amici, tra i quali il grande architetto portoghese Alfredo D’Andrade.

Gli artisti, chiamati a Torino la “brigata di Lozzolo”, tra una merenda e l’altra, decorarono soffitti e pareti, avvalendosi di Togn, un muratore locale per le opere murarie. Al castello furono ospiti anche il poeta Giovanni Camerana ed il drammaturgo Giuseppe Giacosa che dedicò molti scritti all’Avondo.

Nei trentacinque anni di proprietà di Vittorio Avondo nel Palazzo Est, furono eseguite molte trasformazioni interne: le belle sale ornate ed affrescate a metà del secolo, rispecchiano i gusti decorativi della borghesia piemontese. I soci rotariani hanno ammirato la fuga di saloni, visitando la Sala D’Andrade, seguita dalla Camera degli Amici, che in una fascia rossa reca i nomi di tutti gli amici di Vittorio Avondo che furono ospitati al castello, mentre sopra il caminetto furono dipinti dal D’Andrade tre ritratti di profilo: “Alfredo – Togn – Vittorio” definiti come dice l’iscrizione ‘celeberrimi tam in bibendo et in mignando quam pingendo’.