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L’ambulatorio dell’arte

L’incontro con Romano Ravazzani, neuro psichiatra infantile, internista, medico di medicina generale, ci ha introdotto nel mondo magico, incantato del suo ambulatorio, come Alice nel paese delle meraviglie, facendoci conoscere una nuova realtà nella relazione medico-paziente.

Perché entrare in uno studio medico molto colorato e ricco di richiami al mondo infantile, proietta il paziente in una realtà completamente diversa e rende più piacevole l’attesa. ‘L’attesa è un momento sospeso  –  come lo definiva Ezio Bosso, compositore e direttore d’orchestra –  sottolineo l’importanza dell’attesa, di una diagnosi, di una cura, della fidanzata. Con l’attesa si tende a qualcosa, l’autobus invece si aspetta’.

Durante il tempo trascorso in attesa, il paziente è più recettivo, spesso essendo da solo ha modo di prestare attenzione all’ambiente circostante. Quanto più questo sarà ricco di stimoli, tanto più sarà possibile trovare spunti di riflessioni o sensazioni piacevoli attraverso le opere esposte. È stato inoltre dimostrato che fruire dell’espressione dell’arte non ha unicamente una funzione di intrattenimento, ma migliora la salute, allunga l’aspettativa di vita, protegge dal declino cognitivo tipico dell’avanzare dell’età, rallenta il decorso di molte malattie croniche e riduce l’incidenza della depressione.

Viviamo in un’epoca in cui molto spesso il contatto medico-paziente è certamente strumentale e l’arte è vista eccessivamente dal lato economico. Unendo queste due realtà si ottiene sia un miglioramento della comunicazione per il primo, sia una valorizzazione dell’impatto emotivo per la seconda.

La condivisione artistica porta a provare meno dolore, a distogliere la mente anche solo per un momento dall’ineluttabile esito della malattia. Molte persone trovano nell’ambiente dell’ambulatorio qualcosa che li stimola a condividere una passione, una parte di loro, che spesso amici, colleghi di lavoro, familiari magari non conoscono, e in quel momento il medico è colui che esorta non abbandonare queste passioni.

Si avvia un dialogo strano, lontano da quello canonico, medico e paziente, ma è un dialogo che compie ogni volta un prodigio. Le passioni portano al miglioramento della qualità della vita e del quadro clinico.

L’ambiente medico si configura come un luogo privilegiato in cui l’arte può essere vissuta in base alla sua caratteristica principale, quella emotiva. E’ un momento fondamentale che parte dall’anamnesi per trasformarsi in un rapporto empatico di fiducia e di apertura. In fondo l’anamnesi non è che un raccontare, scrivere e recuperare una storia e l’arte può facilitare il recupero di questi elementi fondamentali per l’attività clinica.