
Spinelli, l’audacia di un sogno moderno
Il progetto del Villaggio Olimpico di Sestriere, ideato dagli architetti Giuliano Spinelli e il suo team, è nato tra il 2003 e il 2005 con l’obiettivo di ospitare gli atleti delle Olimpiadi Invernali di Torino 2006.
La sua concezione si è basata sulla ristrutturazione e ampliamento di strutture esistenti, come le torri bianche (Club Med e Valtur) e il complesso residenziale “Mariani”, costruito appositamente per l’evento.
Spinelli &C. hanno quindi creato un complesso che unisce architettura, sostenibilità e versatilità, rispondendo alle esigenze olimpiche e garantendo un’eredità duratura per il territorio. La peculiarità del progetto consiste nella sua integrazione con il paesaggio alpino e nella multifunzionalità.
Inoltre, il complesso, originariamente pensato come struttura temporanea per le Olimpiadi Invernali di Torino 2006, è stato trasformato in un resort turistico con destinazione alberghiera, offrendo appartamenti panoramici e servizi come ristorante, bar, piscina, aree sportive e un centro benessere. La sua posizione strategica, a 50 metri dagli impianti di risalita e dal campo da golf, mantiene tuttora una forte valenza turistica.
Il Villaggio Olimpico di Sestriere si integra con il paesaggio alpino attraverso diverse soluzioni progettuali come le coperture vegetali che favoriscono il mantenimento del microclima e si armonizzano con l’ambiente naturale circostante, l’uso della pietra, del legno e del rame che creano un legame visivo e materiale con il territorio. Il villaggio rimane come un monumento di modernità in un regno antico di neve e roccia
Qui, a oltre duemila metri d’altitudine, Giuliano Spinelli e il suo team hanno vissuto con la montagna non una sfida ma una complicità: le strutture realizzate non si adagiano sul paesaggio ma ne fanno parte e, al contempo, le geometrie pulite, i materiali resistenti, l’organizzazione funzionale, diventano il segno tangibile di una visione che non teme il gelo né il tempo.
Giuliano Spinelli che del progetto è stato ideatore non nasconde l’orgoglio di quanto ha realizzato, ma sostiene con pacata fermezza di aver soltanto obbedito alla sua filosofia di pensiero: ‘-ho contenuto l’enfasi del progetto entro i limiti di un’artigianalità professionale, attenta ai contenuti, alle funzioni, all’ambiente, alla storia dei luoghi e del territorio, con un processo mai autoreferenziale, ma fatto dall’uomo per l’uomo e mai per essere un monumento a se stessi.’

