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La ragione per cui il Museo di Arte Orientale si trova a Torino, è dovuto al gusto collezionistico sabaudo grazie a tutti gli Ambasciatori e rappresentanti del Re presso gli stati stranieri. Un contributo è anche pervenuto dalle numerose collezioni etnografiche salesiane e dalle Fondazioni degli istituti di credito torinesi.

 Le collezioni orientali, prima conservate al Museo Civico d’Arte Antica, presso Palazzo Madama, sono cresciute di numero nel corso degli anni ed hanno trovato definitiva collocazione nell’elegante Palazzo Mazzonis che dopo la ristrutturazione è divenuto sede del MAO, Museo d’Arte Orientale.

Il primo direttore del Museo è stato il prof. universitario Franco Ricca, grande appassionato di arte orientale. Nel Museo sono esposte a rotazione opere artistiche orientali distribuite in cinque distinte gallerie corrispondenti ad altrettante aree culturali, grazie all’allestimento interno curato dall’architetto Andrea Bruno.

Davide Quadrio, che ne è da due anni direttore, è sinologo, esperto in cultura cinese, laureato a Venezia all’università Ca’ Foscari. A Shangai ha vissuto tutta la sua vita professionale. Rientrato in Italia, in periodo pandemico, si è dovuto trattenere ed ha avuto l’opportunità di candidarsi per la gestione del museo a Torino che versava  in condizioni di abbandono.

La prima preoccupazione è stata quella di riorganizzarlo e di pensare alla funzione che dovessero avere queste collezioni. L’attuale impostazione del museo si basa sulla collaborazione con collezionisti, con artisti contemporanei, con musicisti che possono valorizzare la lettura delle esposizioni secondo una personale sensibilità. 

Le gallerie sono attualmente divise nelle seguenti sezioni: 

l’Asia Meridionale e il Sud est asiatico, con opere provenienti dal subcontinente indiano e dall’Indocina; 

la Cina, culla di una multisecolare e proteiforme civiltà artistica; 

la Regione Himalayana, fertile luogo di interazione delle culture indiana e cinese;

il Giappone, sede di originali sviluppi nati dall’incontro con le culture d’Asia e d’Europa;

i Paesi Islamici, testimoni di una straordinaria fioritura artistica che si estende dall’Asia Centrale al Mediterraneo. Interessante è la contaminazione culturale quando Alessandro Magno ha portato l’ellenismo nelle regioni indiane testimoniate dalle statue buddiste di Gandhara.

Lo sforzo che sta sostenendo Davide Quadrio è quello di trasformare il MAO in Porta verso  l’Oriente, con opportunità di scambi non solo culturali ma anche di tipo politico, imprenditoriale ed economico. Questa originale impostazione è stata recepita dal mondo culturale fino a diventare modello per il futuro Museo della civiltà che si realizzerà nel 2026 a Roma.

Tutte le sperimentazioni e contaminazioni artistiche che si sono realizzate dimostrano di come le frontiere siano una realtà liquida, che non crea opposizione fra le culture. Il mondo mediterraneo poi ha un debito di riconoscenza verso l’oriente, che ha permeato ogni espressione di arte, cultura, filosofia. Addirittura anche la cultura cristiana ne porta le stigmate  come quelle che si trovano sul cuscino e il risvolto del manto della ‘Vergine del Corano’ decorati con caratteri cufici, tipici della scrittura araba.  

Tutti questi richiami costringono quindi il visitatore ad una rilettura radicale del nostro approccio col mondo orientale

Nel 2023 è stato eletto  come Museo più dinamico d’Italia, 57 eventi, quattro mostre, laboratori d’arte, collaborazione con il conservatorio,  un luogo molto diverso in cui si respira grande vitalità. Non è il solito museo da guardare, ma una atmosfera da cui lasciarsi avvolgere , è una immersione in una realtà sensoriale, totale, pervasiva, in cui niente se ne va prima di averci insegnato ciò che dobbiamo imparare (Buddha).