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Il tesoro d’Oropa

La sera era fredda e soffiava aria gelida sotto il colonnato della Porta Regia. Nella vecchia Basilica tre suorine rispondevano al verso del recitante, quasi una nenia di Natale. Dalla Biblioteca risuonavano voci conosciute: quella di Fulvio, il Presidente, e di  Mario Coda, gentile e affabile signore che ho conosciuto all’Archivio di Stato di Vercelli.

L’ambiente della Biblioteca è luminoso per il riflesso dei legni tirati a lucido e per  l’atmosfera  calda che si percepisce da quei locali che traspirano cultura e umanità.

Alla spicciolata arrivano gli ultimi amici e cosi inizia il racconto di questa storica Biblioteca, nata nel seicento, con i volumi lasciati da prelati e laici attivi nel Santuario, e arricchita più tardi con gran parte delle opere provenienti dal convento agostiniano di Biella.

Ora la biblioteca conta più di 18 mila volumi per lo più di carattere sacro e di opere donate dal Cavalier Galeani d’Agliano di carattere umanistico e scientifico. Tra le rarità vi sono i tomi del De Architectura del Vitruvio, due tavole del Theatrum Sabaudiae della prima edizione, oltre rari incunabuli.

Poter vedere dispiegato sul tavolo della sala lo sviluppo in 20 fogli  dell’albero genealogico dei Savoia non è stata emozione da poco così come per Fulvio tenere in mano uno dei primi volumi di architettura.

Attraverso la Galleria S. Bernardo siamo poi giunti alle stanze dell’Archivio Storico del Santuario, in cui sono state riordinate e custodite carte antiche, fotografie e filmati di documentazione sulla vita del santuario. Unica poi è stata la visione di duecento quadri devozionali, per lo più stampe litografiche, dono dei coniugi Torrione.

L’ora tarda ci obbliga in silenzio a lasciare la galleria che accoglie anche le stanze dei prelati del santuario e di ritrovarci nei locali  de ’Il caminetto’, un accogliente locale ingentilito da fiori e quadri alle pareti e curati in ogni dettaglio. Qui è proseguito, con l’ infanticabile enfasi oratoria di Mario Coda,  il racconto della storia del Santuario di Oropa, dichiarato patrimonio dell’umanità nel 2003.

La tradizione ha avuto inizio nei culti legati al tema della fecondità, cui erano oggetto i massi erratici presenti, tra cui il ’roc d’la vita’ , la roccia della vita, ancora visibile sul fianco del primo sacello. Il luogo era un punto di riferimento per i viandanti verso la Val d’Aosta e si trasformò, con la cristianizzazione operata da S.Eusebio, da luogo di passaggio in luogo di sosta fortemente devozionale.

Il grandioso sviluppo architettonico successivo, inglobante la prima basilica, sarà poi frutto di grandi architetti sabaudi nei secoli successivi.

Un momento di commozione sincera è stato percepito, quando Mario Coda ha parlato della quinta incoronazione cui ha potuto assistere e ammirare il Manto della Misericordia, un velo realizzato con 15 mila ritagli di stoffa, espressione di ricordi della propria vita, dei momenti di gioia e di dolore offerti nella preghiera alla Madonna.