
Deluso e amareggiato sotto il profilo professionale, un giovane medico statunitense lascia il suo paese e va in India, alla ricerca di qualcosa che gli restituisca il senso dell’esistenza, intraprendendo un lungo viaggio dalla ricca America alla bidonville di Calcutta. La realtà che lo aspetta è però sconvolgente, un vero e proprio inferno di miseria e degradazione. Ma proprio qui, , il protagonista riuscirà a ritrovare la forza di riscattarsi. (Dominique Lapierre – La città della gioia)
Un altro medico, Marco Gusmeroli, con la passione per l’eccellenza, sia scolastica che nella propria professione, incontra nel suo percorso l’India e se ne innamora. E’ un viaggio, assieme al professor Figini, primario oculista dell’Ospedale Valduce di Como, che lo porta presso la missione di Padre Colombo. La miseria è ovunque, il numero di persone con problemi di vista raggiunge il milione e in quelle condizioni, assieme ad altri colleghi, operano i casi più difficili, all’inizio operano quattro-cinque cataratte al giorno.
Ma Marco, che ritiene la sua specialità troppo riduttiva per essere medico, decide che deve dare di più: bisogna curare l’uomo, garantire la sua dignità. le sue condizioni di vita, il suo futuro.
Il primo viaggio serve da ricognizione delle necessità più urgenti: nel piccolo centro mancano le condizioni igieniche, manca la corrente elettrica , le cataratte si operano ad occhio nudo, occorre un microscopio operatorio.
In uno dei viaggi semestrali che abitualmente compie, riesce portare il tanto agognato microscopio, ma il container non arriva e quando fortunosamente viene ritrovato incappa nella rigidità delle leggi indiane che gli impediscono di superare la dogana. Solo la sua arguzia italiana riesce ad allentare le rigide maglie e a dotare la sala operatoria del prezioso strumento.
La corrente in sala operatoria è un optional ad orari e la suora assistente deve immediatamente intervenire al comando perentorio ‘torch, torch’ – far luce con una torcia a batteria. E si fa luce non solo sul lettino operatorio ma anche su un progetto più ambizioso: realizzare un ospedale per la cura degli occhi.
La prima raccolta fondi in Italia produce molto poco, ma l’idea viene raccolta da una associazione di servizio che dà un contributo determinante per l’avvio dei lavori. Finalmente si realizza il piccolo ospedale Nava Drushti (Nuova Vista) e si organizza la formazione del personale sanitario locale.
L’India vive anche il dramma dei bambini abbandonati e la determinazione di Padre Colombo, cui si aggiunge suor Lorenza Bietti, e il cuore generoso di Marco, permettono di costruire un orfanotrofio a Velleru (India) che raccoglie più di centocinquanta bambine orfane.
In collaborazione con il Lions club Arona Stresa, vengono costruiti tre grossi pozzi cisterna, che hanno reso fertili centomila metri quadri di terra con tre raccolti di riso annui utili a sfamare dieci villaggi.
Attualmente Marco Gusmeroli, svolge la funzione di direttore sanitario del Centro Morningstar di Arona di cui è l’oculista di riferimento, dove svolge attività libero professionista. In merito alla realtà dell’India ritiene di poter essere più utile seguendo i lavori dall’Italia, per la possibilità di contare su maggiori risorse.
Richiesto della ragione di tutta questa attività benefica risponde – ‘Perché mi fa star bene!’ – rimanendo profondamente grato alla Provvidenza che non si vede, ma arriva sempre al momento giusto.
